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Intervista ai Verdena, 17 anni dopo

Più altri dieci. Re-release 2025 con audio (un po') migliorato.

Il 27 marzo 2015 i Verdena suonarono al CAP10100 di Torino.
Quella fu l’occasione perfetta per dare finalmente forma a un’idea che mi girava in testa da tempo: fargli le stesse domande che avevano pubblicato sul loro primissimo sito, in cui Alberto e Roberta ventenni si auto-intervistavano nei panni dei loro alter ego settantenni.
Piegando la dimensione spazio-tempo e mettendo a confronto vecchie e nuove risposte… cosa avrebbero detto i Verdena trentenni?

A dieci anni di distanza, mi andava di celebrare quell’intervista surreale ripubblicandola con un audio (leggermente) migliorato.
Perché, nonostante gli errori tecnici, l’inesperienza, il budget a zero ma l’entusiasmo a mille, resta uno dei momenti più belli di hatetv webzine — e una delle cose fatte di cui vado più fiero e che ricordo con più affetto.

Un grazie speciale a chi ha contribuito a realizzare quella piccola grande idea: Claudia Losini per editing testi e intervista, Matteo Bosonetto per riprese e montaggio. Senza di loro, questa cosa sarebbe rimasta per sempre chiusa in una cartella sul computer.
Grazie inoltre a Fleisch Ufficio Stampa per averci supportati.

Le domande

Testi Valvonauta e Autointervista, circa 1998/1999

Backstory

Quando uscì Valvonauta, ero il classico adolescente metallaro che odiava a priori qualsiasi cosa passasse in heavy rotation su MTV. Detestavo i Verdena. Senza averli mai ascoltati, ovviamente. Per me erano solo “una brutta copia dei Nirvana, un finto gruppo grunge buono solo per TRL”. (Beata ingenuità. Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei perfino provato nostalgia per la vecchia MTV.)

Comunque, i Verdena non mi piacevano. Punto.

Poi un giorno li vidi dal vivo, un po’ per curiosità, un po’ per disprezzo fine a se stesso.
Anno 2000, Independent Day Festival. Live pomeridiano di circa 20 minuti. Mi spiazzarono. Rimasi affascinato dal loro set asciutto, dalla presenza sul palco, dai testi ipnotici — apparentemente nonsense, ma capaci di aprirti voragini nel cuore.
E boom! Lì successe qualcosa: passai dall’odio all’amore totale, in un attimo.

Fu l’inizio di un’ossessione.
Chi erano questi esseri? Da dove venivano? E perché parlavano così bene il linguaggio dei disadattati sentimentali?
Mi immersi nel web 1.0 per scoprirne di più: giornate intere a scavare tra forum e directory di link rotti, finché scovai il loro primissimo sito, dimenticato su un dominio improbabile. Era come un tesoro nascosto, una perla lisergica piena di flussi di coscienza, autointerviste e trip psichedelici.
“Unofficial Home Page, but it looks like official, if you feel it.” Geniale.

Salvai alcuni contenuti: una pagina che raccontava i testi di Valvonauta (in modo mooolto personale), e un'altra con una serie di autointerviste così assurde da far sembrare plausibile il viaggio nel tempo.
Poi... quel sito scomparve senza lasciare tracce. Rimase solo quello ufficiale, vero e istituzionale.

Passarono gli anni e quelle pagine salvate rimasero sepolte nel mio hard disk, come reliquie dimenticate.
Ogni tanto ci ripensavo, ogni tanto mi chiedevo: “Cosa potrei farci?”. Senza saper come concretizzare, sognavo ad occhi aperti.
Finché nel 2015 arrivò l’occasione. Perfetta.

Aprimmo il sepolcro e rimettemmo mano a quelle domande smarrite nel tempo, per vedere cosa sarebbe successo riportandole alla luce. Riportandole agli autori originali. Creando un cortocircuito tra passato, presente e un futuro che non smette di reinventarsi.

Risko